Spesso mi capita di vedere presentazioni abbastanza buone dal punto di vista dell’architettura e della strategia, ma che scivolano sulla “buccia di banana” della copertina: a volte non viene fatta, oppure viene creata frettolosamente. In genere le persone pensano di più ai loro contenuti, e la copertina rischia così di venir considerata solo alla fine, come un mero accessorio.
E questo è un errore, per più di un motivo. Una buona copertina, in una presentazione, non è solo un buon biglietto da visita, ma svolge una funziona importante anche dal punto di vista cognitivo. Anticipa i contenuti della presentazione, dà alcune informazioni sull’autore, il luogo, la data, e soprattutto esprime un “concept emozionale” che poi sarà il filo conduttore della presentazione stessa. Insomma, la copertina ha un ruolo emozionale e un ruolo cognitivo allo stesso tempo.
Una volta mi è arrivata una presentazione con una copertina fatta così:
Ok, nessuno metterebbe in dubbio che è una copertina: abbiamo un titolo e un autore. Ma forse si poteva fare qualche cosa di meglio: aggiungere dei sottoargomenti, dare una maggiore enfasi ad alcune parole, aggiungere un’immagine rappresentativa dell’argomento. Insomma: fare un po’ di editing.
Ecco la mia proposta di revisione
Abbiamo aggiunto dei sottoargomenti che permettano ai destinatari di capire in linea di massima di che cosa si parlerà, abbiamo aggiunto una foto significativa e, ancora, abbiamo migliorato il testo cambiando il font, aggiungendo colori sulle parole chiave e riducendo le dimensioni. E abbiamo usato lo spazio in entrambe le direzioni, e non solo dall’alto verso il basso.
Con una copertina fatta in questo modo l’oratore ha modo di fare una buona e ampia introduzione all’argomento, facendo una panoramica generale dei contenuti e allineando le aspettative della platea.
Non dimentichiamo che questio ultimi elementi sono essenziali per una buona “ricezione” dei contenuti.
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