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Archive for marzo 2007

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: ecco una buona introduzione/tutorial alla “presentazione efficace” creata da  un “collega di slide”. E’ una ottima presentazione che merita più di uno sguardo, e ve la segnalo.

Ci sono quasi tutti gli ingredienti di base (ho detto quasi). Sono in disaccordo solo su di un punto: la dimensione dei font…

Buona lettura!

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Questo sì che è un modo nuovo di visualizzare l’andamento di variabili complesse.

Sul blog di De Biase la segnalazione (a cui sono arrivato da qui) e il link video dell’ inventore.

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Bert Decker suggerisce di inserire delle slide nere all’interno di una presentazione, per eliminare il rumore, concentrare l’attenzione, creare un momento di rottura cognitiva.

taoSposo a pieno l’intenzione e meno la soluzione.  Credo che possa andare anche un altro colore, oppure una grande punto di domanda, o un’altra cosa che introduca un momento di rottura cognitiva con la platea.

Il problema non è nero, bianco o altri colori, ma piuttosto avere un ritmo, che alterni il vuoto con il pieno.

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Spesso mi capita di vedere presentazioni abbastanza buone dal punto di vista dell’architettura e della strategia, ma che scivolano sulla “buccia di banana” della copertina: a volte non viene fatta, oppure viene creata frettolosamente. In genere le persone pensano di più ai loro contenuti, e la copertina rischia così di venir considerata solo alla fine, come un mero accessorio.

E questo è un errore, per più di un motivo. Una buona copertina, in una presentazione, non è solo un buon biglietto da visita, ma svolge una funziona importante anche dal punto di vista cognitivo. Anticipa i contenuti della presentazione, dà alcune informazioni sull’autore, il luogo, la data, e soprattutto esprime un “concept emozionale” che poi sarà il filo conduttore della presentazione stessa. Insomma, la copertina ha un ruolo emozionale e un ruolo cognitivo allo stesso tempo.

Una volta mi è arrivata una presentazione con una copertina fatta così:

Copertina povera

Ok, nessuno metterebbe in dubbio che è una copertina: abbiamo un titolo e un autore. Ma forse si poteva fare qualche cosa di meglio: aggiungere dei sottoargomenti, dare una maggiore enfasi ad alcune parole, aggiungere un’immagine rappresentativa dell’argomento. Insomma: fare un po’ di editing.

Ecco la mia proposta di revisione

COpertina ricca

Abbiamo aggiunto dei sottoargomenti che permettano ai destinatari di capire in linea di massima di che cosa si parlerà, abbiamo aggiunto una foto significativa e, ancora, abbiamo migliorato il testo cambiando il font, aggiungendo colori sulle parole chiave e riducendo le dimensioni. E abbiamo usato lo spazio in entrambe le direzioni, e non solo dall’alto verso il basso.

Con una copertina fatta in questo modo l’oratore ha modo di fare una buona e ampia introduzione all’argomento,  facendo una panoramica generale dei contenuti e allineando le aspettative della platea.

Non dimentichiamo che questio ultimi elementi sono essenziali per una buona “ricezione” dei contenuti.

Read Full Post »

logo_contest_slideshareEbbene sì, non ho resistito alla tentazione: complice la recente riapertura di questo blog, la mia intensa frequentazione con PPT e una certa immotivata spavalderia unita ad un raro senso del ridicolo, ho deciso di partecipare al worlds best presentation contest, un gran premio mondiale delle presentazioni in PPT.

Per l’occasione ho inserito una presentazione un po’ particolare, che ho fatto in occasione dell’apertura di un corso in e-learning che ho tenuto qualche tempo fa. La presentazione spiegava agli allievi le modalità e le caratteristiche del corso.

Oltre a questa, ho messo in gara altre mie presentazioni che ho già inserito su Slideshare.

Ciao ciao

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C’è un’esperienza abbastanza frequente che mi capita quando parlo in aula o a convegni: io parlo e parlo e parlo, raccontando di questo e di quello, ma progressivamente vedo che i loro occhi si fanno vuoti e le persone cominciano a fischiettare mentalmente.

A questo punto mi interrompo e comincio a raccontare una storia. Parto dicendo cose come:  “Ma lo sapette che cosa è successo una volta che ero in ufficio?” oppure: “l’altro giorno mi chiama un cliente e comincia a dirmi…”. ecco: l’attenzione si risveglia, le persone ritrovano il contatto con me, e io con loro. Gli sguardi si rimettono a fuoco e tutto acquista un’aria più calda e colloquiale.

Le storie sono importanti. Le storie ci riguardano molto più delle slide. Le storie sono il vero collante del nostro vivere sociale (ascoltate gli MP3 di Paolo Jedlowski a riguardo) .

Ed ecco un bell’articolo sul racccontare storie nelle business presentations….

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Una vola una mia allieva, alla fine di una spiegazione, mi ha detto:  “insomma, il succo del sue discorso è riassunto dal titolo della sua slide”. Ho guadato la slide alle mie spalle e le ho detto: 2sì è proprio così”.

La mia allieva non poteva intuire quanto io fossi contento della sua osservazione, che ho preso come un indiretto complimento alla mia presentazione.

In genere impiego un certo tempo a creare i titoli delle mie slide. E non lo faccio per pignoleria o ossessione, ma perché è fondamentale (come già ribadito qui). La titolatura non è un optional: i titoli sono la prima, o una delle prime cose che viene percepite, servono ad orientarci nell’argomento e rappresentano il primo ingresso cognitivo all’argomento del quale parliamo.

Potete anche considerarla una “prova del nove” della vostra architettura: se riuscite a dare un titolo specifico ad ogni slide vuol dire che la struttura è ben costruita, avete inserito un’informazione specifica in ogni slide, sono state eliminate le ridondanze, le informazioni non sono ambigue.

No quindi alle slide senza titolo, no alle slide con titoli poco significativi o con titoli “segnaposto” che richiamano la presentazione stessa e non la singola informazione presente sulla slide.

Slide senza titolo

Slide con titolo sbagliato

Ricordate queste regole:

– il titolo non è un elemento accessorio, ma una componente informativa essenziale e come tale dovrebbe sempre essere presente, in ogni slide

– il titolo serve ad esprimere una tesi specifica: non è un mero “segnaposto” ma condensa una specifica informazione o tesi. Dovrebbe essere diverso per ogni slide.

– il titolo ha una funzione informativa e di riassunto dei concetti espressi nella slide, pertanto è necessario un certo lavoro redazionale per renderlo adeguato. Inserire titoli troppo generici o criptici è inutile e controproducente (aumenta inutilmente il carico cognitivo di chi ascolta)

– il titolo deve essere accattivante, ma senza esagerare. Troppe fioriture o giochi di prestigio rischiano di non essere capiti da una platea che cerca modestamente di capire ciò che viene detto

– Il titolo è il testo più grande ed evidente della slide. Dovrebbe avere una dimensione che va da 24 a 28 pt.

Il titolo della slide è quindi informativo ed è la sintesi di quanto espresso nella slide. Deve esserci sempre, non deve essere criptico e non deve essere troppo generico o eccessivamente fiorito (es. doppi sensi).

Slide con titolo corretto

Per concludere, vi segnalo la presentazione di Tosime dedicata proprio ai titoli delle slide.

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Powerpoint, lo sappiamo, offre tantissime possibilità per animare la vostre presentazioni. Tutte queste possibilità sembrano una gran ricchezza, ma in realtà sono solo una grande fonte di distrazione.

Provate a guardare questa presentazione: sono necessarie tutte queste animazioni? Credo di no. Quando facciamo una presentazione le persone sono concentrate nel capire i nostri argomenti e non le nostre capriole. E le nostre animazioni dovrebbero aiutare gli ascoltatori a capire meglio e non distrarli con effetti speciali fuori luogo.

Per questo vi dò alcuni consigli

1) Animate le vostre slide solo se ne avete bisogno

2) Animate i contenuti e non il template o altri elementi di cornice

3) Usate le animazioni per spezzare le informazioni in bocconi digeribili nel tempo

4) Usate le animazioni con una funzione cognitiva (capire meglio) e non emozionale (stupire la platea)

5) Usate solo l’animazione in dissolvenza. Le altre sono tropo chiassose e non aggiungono molto

6) Pianificate attentamente le vostre animazioni immaginando il contesto nel quale verranno fruite

7) Cercate di tenere sotto controllo il loro andamento (usando l’avvio con il clic del mouse) e non lasciatele libere si scorazzare per il vostro video a piacimento

Ecco un articolo di approfondimento..

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Il mondo dell’insegnamento è veramente cambiato in questi anni, e le presentazioni in Powerpoint stanno diventando egemoni anche nelle polverose aule scolastiche. Ecco un bel campionario: c’è di tutto, dalla scienza agraria a Hegel e Petrarca, passando per le tecnologie tessili.

Il tratto comune è una grande buona volontà e una grande voglia di innovare, unite ad un certo “approccio artigianale” che forse (dico forse)  sono tratti rivelatori di una situazione più generale nella scuola italiana.

Buona….visione/lettura.

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Spesso le nostre presentazioni raggiungono dimensioni imbarazzanti in termini di peso del file.  Mi è capitato di scaricare da siti di università delle presentazioni anche di 30 megabyte: una cosa insopportabile, specialmente guardando poi i contenuti all’interno. Questo sgradevole effetto collaterale è causato principalmente da due fattori:

1) immagini non ottimizzate
2) Template troppo pesanti

Quasi per gioco ho provato proprio ieri PPT minimizer, un tool che promette di ridurre il peso delle nostre presentazione anche del 92%.  VI devo dire la verità: è stato abbastanza deludente. Il software fa, si, il suo mestiere, ma prezzo di una tale perdita di qualità delle immagini che ne vanifica le funzionalità.

E allora come fare? Una delle cose più importanti è imparare a ottimizzare da sé le immagini della presentazione, una volta creata. Powerpoint consente di fare questo senza ricorrere a softwarini aggiunti.

Andate sulla prima immagini della vostra presentazione: vi apparirà il menù “immagine”, all’interno del quel trovate un bottone che si chiama “Comprimi immagini”

Menù comprimi immagini Powerpoint

Comprimi_immagini

Una volta cliccato vi apparirà una finestra che vi chiede se volete comprimere per il web/schermo e se volete applicare questa modifica a tutte le immagini del documento.

finestra_comprimi_immagini

Ok, comprimente tutto il documento e…il risultato sarà una compressione pazzesca della vostra presentazione, ottenuta senza perdere in qualità.

L’altro giorno con questo sistema ho compresso una presentazione da 38 megbyte a 7 megabyte. Certo, non è come usare PPT minimizer, ma io mi accontento.

E voi?

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La pubblicistica sul public speaking è vastissima e spesso nel marcato italiano troviamo ottime cose affogate in un mare di libracci di importazione deludenti e velleitari a dispetto dei loro titoli seducenti.

Per evitarvi costose delusioni vi segnalo allora tre libri che, a mio parere, sono di ottimo livello e vi aiuteranno veramente a capire alcuni punti fondamentali del parlare in pubblico per presentare progetti o lezioni.

Sono libri piuttosto vecchiotti e quindi il tema delle slide e delle nuove tecnologie in alcuni casi non è affrontato (almeno non direttamente), ma in compenso trovate alcuni “fondamentali” che possono facilmente essere integrati con la vostra strategia di presentazione multimediale (e poi per la presentazione in pubblico con le slide vi darò io dei suggerimenti, nel tempo…)

:-)

libro_public_spaking_Sansavini

Cesare Sansavini
Parlare in pubblico. Farsi capire, farsi ascoltare, persuadere il gruppo
2006 – Giunti Demetra

Probabilmente il libro migliore, con tanti episodi di vita vissuta e tantissime indicazioni e esercizi. Si vede che è un libro che nasce dall’esperienza concreta di un formatore. Ottimo soprattutto per chi fa docenza. In questo c’è anche una piccola parte sulle slide.

libro_public_speaking_lerouxPaul Le Roux
Presentare per convincere. Strategie di presentazione
1995 – Lupetti

E’ un piccolo classico. Veramente ben fatto, ben scritto e con degli ottimi disegni. Ottima la parte sull’uso dei visual (all’epoca le slide erano ancora di là da venire…). Particolarmente indicato per venditori e rappresentanti (ma anche per gli altri…)

Dale Carnegie
Come parlare in pubblico e convincere gli altri
2001 – Bompiani

E’ il classico dei classici. Scritto negli allni sessanta (credo) ancora molto fresco. Questo è particolarmente indicato per conferenziari e oratori estemporanei in eventi particolari.

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Nella scrittura e nella comunicazione digitale, come scrive giustamente Sofia Postai, il colore non costa nulla. Non dobbiamo fare accordi economici con una tipografia per decidere quanti e quali colori useremo: con due colpi di mouse possiamo decidere da soli, e senza fatica, di aggiungere o togliere colori e sfumature.

Ora, il fatto di non dover pagare nessun “dazio” per le nostre scelte non è mai una buona premessa: non ci costringe a riflettere a sufficienza e toglie ogni vincolo alla nostra creatività. Ma la creatività senza vincoli non è creatività. Credo che nella comunicazione digitale (di cui le slide fanno parte, così come le mail e i siti web), l’accento non dovrebbe cadere su “digitale”, ma su “comunicazione. E nella comunicazione ci confrontiamo gli altri.

E questo sì che è un bel vincolo. Se consideriamo la leggibilità complessiva di una presentazione con gli occhi di chi la dovrà guardare ci accorgiamo subito che non tutte le combinazioni testo-sfondo vanno bene e che ci sono parecchie differenze tra nero-su-bianco e bianco-su-nero. Fortunatamente, il fatto che milioni di persone, oggi, scrivano e comunichino in modo digitale ha creato anche una nuova sensibilità e una serie di studi di usabilità che, anche se nati nello per il web, ci vengono in aiuto.

Uno dei più fortunati è certamente lo studio del dr. Lauren Sharff sulla leggibilità dei font con diverse combinazioni di colori.

Diversi tipi di rapporto testo-sfondo

Questo studio evidenzia la resa in termini di leggibilità di diverse combinazioni tra testo e sfondo (le barre più alte rappresentano la maggior leggibilità). Credo che il grafico parli da solo: ci sono delle combinazioni che proprio non vanno, e il fatto è legato al modo che ha la retina di mettere a fuoco i diversi colori.

Dal punto di vista delle presentazioni tutto questo ci suggerisce che ci sono alcune combinazioni che proprio non vanno mai usate (es: rosso-verde, blu-rosso), altre che si possono usate con moderazione (es: bianco su nero, bianco su blu) per presentazioni “cool” e altre che dovrebbero invece essere lo standard abituale (es: nero su bianco, nero su grigio, blu su bianco).

Combinazioni “NO

Rapporto testo sfondo sbagliato

Combinazioni “NI”

Rapporto testo-sfondo quasi giusto

Combinazioni “SI”

Rapporto testo-sfondo corretto

Ecco un articolo di Dave Paradi (tratto da Indezine) che approfondisce il tema dei colori nelle presentazioni.

Ciao

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PPT e il senso della vita

E chi dice che uno strumento come Powerpoint non può aiutare ad affrontare le grandi questioni della vita? Ah, se all’epoca lo avesse avuto in mano Nietzsche…
:-)

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Ok, riconosco che T.J Walker si presenta veramente come un bellimbusto impomatato, ma resta il fatto che quello che dice è forte. E vero. Ha cominciato a mettere i suoi video su Youtube, parlando di presentazioni efficaci e di Powerpoint.

In questo video racconta come rendere efficace una presentazione usando le immagini. Il suo consiglio è un po’ drastico: eliminate tutte le parole e fate vedere solo immagini. Riconosco che non è sempre possibile e credo non sia neanche sempre indicato, ma la suggestione merita una riflessione.

Se ci pensiamo, in fondo, in una presentazione anche le nostre parole diventano un po’ delle immagini, ad esempio condividono con esse l’impatto visivo legato alla spazialità.
Ecco il video:

E questo è il suo blog.

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“Miles Davis non pensa al suo assolo come ad un monologo di una persona che si mette su un piedistallo e arringa la folla, come avviene ad Hyde Park a Londra, ma al contrario imposta il suo intervento solistico in forma di dialogo, lasciando all’ascoltatore lo spazio necessario per assimilare e meditare”.

Queste belle parole sono del Compositore Piero Quarta e sono tratte da una sua dispensa: “il silenzio in musica: l’importanza di ciò che non si percepisce” ( il PDF di 150 kb si scarica direttamente da qui), pubblicata sul sito della Scuola Popolare di Musica di Testaccio.

Anche noi, credo, dovremmo pensare alle nostre presentazioni come a un dialogo, nel quale lasciare ai nostri interlocutori e ascoltatori il tempo di assimilare  e meditare. Come un incontro di pieno e di vuoto, di pause e di riprese. Pensiamoci tutte le volte che ci vengono fuori slide zeppe fino all’orlo di parole e schemi, ogni volta che riversiamo sulla nostra platea decine di concetti al minuto, senza pause, senza interruzioni. Senza dialogo.

solo miles davis so what

La comunicazione si nutre di vuoto. E credo che nessuno si sia mai azzardato di dire a Miles “hei, amico, ma ci sono poche note nei tuoi assoli!” (salvo, forse, Cannonball Adderley). Ma non ci sono poche note: ci sono le note giuste nella giusta dose di vuoto. E per godere un po’ dopo questo pipposissimo post ascoltiamoci un pezzo del celebre assolo di “So what” (tratto dal celebre “Kind of blue“)

(mp3 – 1,5 mb)

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Quando il testo che dobbiamo posizionare sulla slide è abbastanza lungo e strutturato (ovvero è composto da diversi blocchi –  coerenti – di senso, paralleli tra di loro) spesso ricorriamo ai punti elenco per dividere tra di loro i vari blocchi.

Schema solo punti elenco

In questo modo il testo viene spaziato e diventa apparentemente più leggibile. Perché dico “apparentemente”? In realtà, anche se il testo è posizionato all’interno dei vari punti resta un testo unidimensionale, vale a dire con un unico livello di lettura possibile: le persone dovranno comunque, per cogliere il senso del testo, leggerlo dall’inizio alla fine.

Per rendere più efficace la slide, in questi casi, è opportuno (quando non indispensabile) associare ad ogni punto un sottotitolo esplicativo, che dia immediatamente la descrizione del testo sottostante. In questo modo otteniamo tre benefici effetti:

  1. Creiamo dei punti focali per l’occhio, facilitando un percorso cognitivo di apprendimento
  2. Creiamo un doppio livello di lettura, che permette di assimilare i nostri concetti in bocconi digeribili
  3. Miglioriamo la leggibilità complessiva e il tempo medio di assimilazione del testo

Schema blocchi di testo con sottotitoli

Tutto questo lo facciamo, in questo caso, aggiungendo del testo, e non eliminandolo. sembra paradossale, ma dobbiamo considerare che il testo che aggiungiamo non sta allo stesso livello logico del testo di base.

Questa operazione è, in tutto e per tutto, un’operazione giornalistica: dobbiamo aggiungere sottotitoli efficaci per migliorare la comunicazione. Spesso non ci pensiamo, oppure abbiamo fretta o non ci siamo abituati. E invece dovrebbe essere (più o meno) la norma editoriale per i blocchi di testo “consistenti”.

L’effetto positivo è assicurato.

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Ne riparleremo: intanto ecco alcuni consigli di formattazione

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Dal Guru Garr Reynolds in persona, ecco i consigli per affrontare nel modo giusto la fase di costruzione su slide della presentazione. Dieci (come sempre con questi americani) i consigli che vengono proposti:

  • Creare slide semplici
  • Limitare il testo e i punti elenco
  • Limitare le animazioni
  • Usare immagini di qualità
  • Evitate di usare i template predefiniti
  • Usate grafici appropriati
  • Usate i colori in modo appropriato
  • Usate i font giusti
  • Usate audio o video (se è il caso)
  • Dividete le informazioni su più slide

Sono tutti consigli sui quali anche io torno spesso nei miei corsi di formazione e li sottoscrivo tutti, dal primo all’ultimo (con qualche riserva sull’uso degli audio, ma lo stesso Garr ne limita la portata a casi particolari). Per la cronaca, aggiungerei alcune cosucce:

  • Fate sempre esempi concreti per ogni concetto astratto che evocate
  • Evitate font giganteschi e font microscopici
  • Evitate la grafica tridimensionale
  • Evitate le clipart
  • Usate lo spazio in modo coerente e riconoscibile
  • Aggiungete sempre dei titoli adeguati e descrittivi per ogni slide
  • Date un significato preciso ad ogni colore che usate
  • Inserite sempre numero di slide/numero totale di slide
  • Usate il grassetto per evidenziare alcune parole chiave
  • Usate criteri coerenti per evidenziare i numeri

Ecco, così siamo pari….

:-)

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Prima e dopo la cura

Ho accettato, un po’ per gioco e un po’ amicizia, di rivedere al volo il CV creato su slide di Florianapolis.

ho diviso la spazio in due parti nette, con due colori diversi uniformi, per ospitare titoli da una parte e contenuti dall’altra; ho razionalizzato gli spazi; ho eliminato o reso invisibili le inestetiche tabelle, ho gerarchizzato la dimensione dei vari tipi di testo, ho usato un colore definito per evidenziare alcune parti del testo. In realtà non un grande lavoro: solo un po’ di formattazione rigorosa.

Eccolo prima dell’intervento e dopo l’intervento. che ne dite?

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Un bell’articolo di Roberto Venturini a proposito di Slideshare e degli altri sistemi di condivisione di presentazioni online. Il tema è interessante perché parlando di slide entriamo nell’area della produttività individuale. E quindi del lavoro “vero”.  E quindi del copyright.

Vincerà la paura del plagio o la voglia di condividere per apprendere tutti qualche cosa di più (anche su noi stessi)?

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